CASTELPETROSO sorge sulla vetta di un colle a m.872 s.l.m., a cavallo di due valli di Bojano e Carpinone.
L'attuale centro abitato del paese e' identificabile con il "Colle Petroso", nome che si incontra per la prima volta in un documento del 9 maggio 964, in cui il Principe Pandolfo Capodiferro assegna i confini della contea di Isernia e ne delimita il confine ad Est, a Colle Penoso.
Questa dimostra che a quel tempo il castello, "castrum", non era stato ancora edificato. Il luogo fu fortificato successivamente, sempre nel periodo longobardo, con la costruzione del castello che dal luogo, ricco di pietre, prese il nome.
Ciò è attestato da una pergamena custodita nell'archivio di Montecassino, datata 1011, in cui si legge della donazione di due chiese, S. Cristoforo e S. Salvatore, ubicate nel territorio di "Castrum Petrosum", alla badia cassinese da parte del Vescovo Leone di Bojano. |
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Tabula peutingeriana
Come si vede, il termine "Colle" è sostituito con "Castrum", che in latino sta proprio ad indicare castello fortezza, spazio chiuso e fortificato.
Quindi da Colle Petroso a Castrum Petrosum, a Castelpetroso!
Tappa fondamentale della storia del paese è la dominazione degli Angioini a Napoli. Il Masciotta annota che il re Carlo I° d'Angiò diede in feudo Castelpetroso a Giovanni D'Angelo, Vice Giustiziere del regno. Successivamente Carlo II° d'Angiò lo assegnò al sommo giurista Andrea D'Isernia.
L'ultima famiglia feudale è stata quella dei "De Rossi", già nota con il prenome di "Rubens" o "De Rubens" fin dal periodo longobardo.
L'unica testimonianza del passaggio dei De Rossi a Castelpetroso è lo stemma familiare, scudo con un leone rampante, scolpito sul portale del castello, che fu lasciato in abbandono in quanto la famiglia marchesale si ritirò a Napoli. A proposito di questa famiglia, nel Duomo di Caserta, a sinistra entrando, c'è il sepolcro di un Vescovo di quella Archidiocesi, Nicola De Rossi, Marchese di Castelpetroso come si legge nella lapide.
Anche se fonti storiche certe e sicure fanno risalire l'origine di Castelpetroso intorno all'anno mille, si ha motivo di ritenere che dovesse esistere un centro abitato anche nell'antico Sannio. |
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Ritrovamenti di reperti e di necropoli sono stati rinvenuti lungo la direttrice del tratturo Pescasseroli Candela, che collega le valli del Volturno e del .Calore. Questa via naturale ha in Guasto di Castelpetroso uno snodo viario molto importante perché qui si biforcano le vie per Isernia e per Pietrabbondante e, quindi, per tutto l'Alto Molise. Il Colle Castello, che si trova tra la frazione di Guasto ed il centro capoluogo di Castelpetroso, sovrasta lo svincolo e ne consente il controllo.
Deve esistere su questa collina una necropoli consistente; infatti nel 1955, durante i lavori di costruzione dell'acquedotto, nel pianoro ad Ovest di Colle Castello si rinvenne una tomba scavata nella roccia. Si dice anche che durante gli scavi per impiantare un vigneto sulla pendice Est di Colle Castello si rinvennero tombe a lastroni con spade, bracciali di bronzo e vasi.
Sicuramente sono testimonianze del Sannio Pentro che gravitava sulla vallata del Volturno e sul beneventano.
Una testimonianza certa è il boccale di impasto, rinvenuto a Guasto e presentato alla mostra dei Pentri e dei Frentani ad Isernia. |
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Castelpetroso oggi. |
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Il centro storico di Castelpetroso è un chiaro esempio di borgo medioevale, con il suo castello maestoso, la chiesa parrocchiale imponente, le minuscole piazze e i piccoli vichi che serpeggiano all'interno. Un tempo si entrava nel borgo attraverso tre porte: Porta del Parco, ancora oggi esistente, Porta Pistiello e Porta Macchietelle.
Tra antichi palazzi si respira ancora quel profumo antico del vivere sano, quell'austerità tipica del mondo passato.Scrive il poeta Spensieri: "Per i vicoli un silenzio profondo, una solitudine antica che, tuttavia, non nascondono un'esistenza ed una operosità espresse nell'improvviso stridore di una sega che proviene da una bottega affogata nei muri o nell'ondosa voce di un incudine: voce che corre fin che può, nei vicoletti, sulla groppa del vento che infine la va disperdendo chissà dove". Castelpetroso è il capoluogo comunale di numerose frazioni: Camere, Casale, Guasto, Indiprete e Pastena. Castelpetroso è un paese ridente e tranquillo, in cui è possibile trascorrere ore liete e serene in un ambiente cordiale e gentile e dove la natura incontaminata è la vera protagonista. |
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Il Castello. |
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Il castello sorge su una vera e propria fortezza naturale, utilizzata già dai Sanniti come punto di osservazione militare. Dalla forma quadrata si direbbe normanno, ma fu edificato dai Longobardi tra la fine del X° e l'inizio del XI° secolo, dato che suoi primi padroni furono i discendenti del guastaldato longobardo di Bojano, facente parte del ducato di Benevento.
II castello ha conosciuto una lunga storia di vendite, cessioni, donazioni e reiterate riattazioni, succedutosi nel corso dei secoli ad opera dei molteplici proprietari. La fortezza odierna conserva la forma quadrata e parte di quello che doveva essere il mastio, nella fiancata destra; al pian terreno restano due stanzoni rimasti inalterati nel corso dei secoli. |
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Il Museo. |
LABORATORIO DI RICERCA A TUTELA DEGLI "OGGETTI DI VITA"
Nell'ambito del "Progetto di sviluppo della montagna", la nostra scuola sta contribuendo, insieme al Comune, alla realizzazione di un museo nel castello di Castelpetroso, che si erge sulla cima di un colle, incastonato come una gemma preziosa in un borgo medievale suggestivo e quasi intatto che è stato recentemente restaurato. Nel museo sono stati costruiti ambienti della civiltà contadina e non, mediante oggetti antichi originali che i proprietari hanno messo a disposizione. Per l'allestimento delle sale tutto è stato utile: dal vestiario agli attrezzi da lavoro, dai mobili alle vecchie fotografie, dal pennino al piatto da tavola e così via con l'obiettivo di far conoscere le nostre radici e di tramandarle alle generazioni future.
Noi alunni stiamo ancora cercando materiali dai nostri nonni, dai nostri conoscenti, parenti e amici; ci auguriamo che tutta la popolazione contribuisca ad arricchire la raccolta. Ogni oggetto verrà catalogato con il suo nome ed uso e con l'indicazione del proprietario, che ne resta sempre il padrone. Nel museo si potrà ripercorrere la storia castellana come in un libro: gli oggetti saranno le sue preziose pagine che tutti potranno leggere.
Le testimonianze rappresentano un anello insostituibile della conoscenza e quindi della memoria, dell'identità della società odierna e di quella delle future generazioni. fl museo quindi è un vero e proprio laboratorio di ricerca storica ed è il luogo che ci permette di legare il passato al presente, attraverso tappe storiche.
Anche l'Amministrazione comunale ha manifestato grande sensibilità per l'iniziativa, che mira a tutelare il patrimonio storico locale, poiché la produzione artigianale della società antica è quasi totalmente di proprietà privata e l'appartenenza ai privati, a volte, espone gli oggetti a pericoli ed a inconsapevoli processi distruttivi. D'altra parte, allo stato attuale, non esistono strumenti legislativi o normativi che consentano di assoggettarli a tutela, nell'interesse della società.
L'obiettivo che ci prefiggiamo è quello di ricercare e conservare di tutto, con particolare attenzione per i sistemi e gli oggetti di produzione artigianale: della lavorazione tessile, delle lavorazioni lanose, di quelle metalliche ferrose, in rame, stagno, alluminio e bronzo; dei metalli nobili in oro, argento o leghe preziose, gli oggetti di cuoio, osso animale, pellame ed affini, i finimenti animali. Inoltre tutto ciò che è inerente le produzioni, le trasformazioni e la conservazione delle carni per alimentazione di ogni tipo e dei sottoprodotti di origine animale per alimentazione, i prodotti caseari e sottoprodotti derivati, gli attrezzi per le produzioni in legno di ogni tipo, per uso domestico, produttivo, artigianale e per ogni altro uso. Si raccomanda anche la conservazione di sistemi e oggetti inerenti la lavorazione della pietra a fini costruttivi o artistici o utilitaristici.
Nel museo cercheremo di portare tanti altri oggetti: gli arredamenti interni delle case private, delle botteghe artigiane, dei negozi, degli opifici e degli edifici pubblici; gli oggetti inerenti l'attrezzistica agricola, artigianale e degli impianti paleoindustriali; il vestiario e gli arredamenti collegati alla militanza armata, comprese corrispondenze, onoreficenze, riconoscimenti, medaglie e quanto altro attinente; l'attrezzistica collegata alla fotografia ed alla ripresa cinematografica, comprese fotografie, negativi, lastre fotografiche, stampe, macchinari, cornici e quadri di esposizione e quanto altro collegato; gli oggetti inerenti i voti religiosi, i canti, le preci, le pubblicazioni e tutto quanto più specificamente, nella religiosità, è rivolto al culto Mariano.
Si conserveranno inoltre oggetti collegati alla stampa ed affini, giornali antichi, opuscoli e libri. Saranno sottochiave gli oggetti inerenti il gioco sia individuale che collettivo, per adulti e per bambini e gli strumenti musicali. Saranno sottovetro le lettere degli emigranti, che rappresentano un'inesauribile fonte di studi in materia linguistica, economica, sociale, politica. E l'elenco potrebbe continuare con gli oggetti più strani e più impensati.
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ARTISTICO PRESEPE MOLISANO
In uno dei locali del castello di Castelpetroso, che nel passato venivano usati dai signori come scuderie, è stato realizzato un artistico presepe molisano in stile cinquecentesco. I pastori che accorrono per adorare il Salvatore soro tutti vestiti con antichi costumi molisani. La capanna è un tipico fienile con un muro a secco e coperto con lastroni di pietra, simile alle case di Castelpetroso.
Maria e Giuseppe indossano gli antichi abiti del luogo; inoltre vi sono diorani o quadri plastici in cui i protagonisti vestono abiti tradizionali dei paesi limitrofi a Castelpetroso. Il paesaggio, ovviamente, è quello molisano, con gli scorci paesaggistici più belli e verdi del Molise ed a questa armonia della natura, in questo presepe, si unisce la storia delle terre molisane attraverso la riproduzione dei suoi principali monumenti storici. |
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CASTELPETROSO, Basilica della Santissima Addolorata
Era il 22 marzo del 1888 quando per la prima volta la Madonna Addolorata, con ai piedi il Figlio morto, apparve a Castelpetroso a una contadina del luogo, Fabiana Cicchino, in un anfratto nella roccia ai piedi del Monte Patalecchia (1400 m. s.l.m.). Le apparizioni si ripeterono, tanto che la Chiesa diede incarico al vescovo Francesco Palmieri di indagare sulla questione. Quando il 26 settembre di quell’anno il Vescovo si recò sul posto per compiere un sopralluogo, ricevette anch’egli la visione della Madonna. La notizia ebbe un’eco straordinaria e attirò fedeli da tutto il mondo, accorsi per bere alla fonte scaturita da quell’anfratto, ritenuta miracolosa. Con le offerte dei fedeli fu edificato il Santuario della Madonna Addolorata, patrona del Molise, che ancora oggi è luogo di pellegrinaggio dedicato al culto mariano.
Il 28 settembre 1890 fu posta la prima pietra del Santuario, consacrata solo il 21 Settembre 1975 da Monsignor Palmieri.
Il 21 Settembre 2013 l’Arcivescovo Bregantini eleva il Santuario a dignità di Basilica Minore.
Il 5 Luglio 2014 Papa Francesco arriva a Castelpetroso e, dinanzi la Basilica dell’Addolorata, incontra migliaia di pellegrini accorsi da tutta Italia.
Via Matris: La “Via Matris” è un sentiero che si snoda lungo la montagna che, dal Santuario, porta al luogo delle Apparizioni. E’ diviso in sette tappe con sette edicole. Può essere percorso solo a piedi. Sul modello della “Via Crucis”, la pietà del popolo cristiano ha individuato nella vita dolorosa della Madre sette episodi principali contraddistinti come i “sette dolori” della Beata Vergine Maria. Il percorso della “Via Matris” a Castelpetroso, immerso in una natura semplice e suggestiva, venne iniziato e completato nel 1947. Migliaia sono i pellegrini che oggi percorrono la “Via Matris” sostando in preghiera davanti alle edicole e alle artistiche sculture di A. Caetani. Al termine del percorso appare come d’ incanto, tra il verde dei pini, il luogo delle Apparizioni dove è collocata una scultura in bronzo di Urbano Buratti raffigurante la Vergine Addolorata.
Il luogo delle apparizioni è raggiungibile anche con la macchina grazie al percorso per disabili.
Orario Sante messe: dal lunedì al sabato alle ore 7 e alle ore 17. La domenica ore 8.30 - 10.30 - 12.00 - 17.00 - 18.30. Per tutte le attività rivolgersi alla Segreteria della Basilica: tel. 0865 936110. Servizi offerti: Bar, Toilette, Negozio Souvenir. |
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SANTA MARIA DEL MOLISE (a 3 Km- Direzione Campobasso)
Santa Maria del Molise è un piccolo borgo ai piedi del Matese, che riserva al visitatore diverse sorprese: le acque del Rio e il borgo medievale di Sant’Angelo in Grotte con le sue preziose chiese.
Avvicinandosi al centro dell’abitato si attraversa una zona particolarmente suggestiva, perché segnata da una serie di piccoli canali d’acqua, che danno origine al fiume Rio, uno dei principali affluenti del fiume Biferno, e che probabilmente sono alla base dell’antica denominazione del paese, detto infatti Capo d’Acqua.
In passato l’acqua serviva per il funzionamento di una centrale elettrica e di diversi mulini, uno dei quali è stato recentemente ristrutturato e oggi rappresenta una bella testimonianza del passato. |
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Sant’Angelo in Grotte
Consigliamo al viaggiatore di superare il centro di Santa Maria del Molise e di proseguire, risalendo la montagna, per raggiungere la frazione di Sant’Angelo in Grotte, in passato sede del municipio, poi trasferito più a valle presso Santa Maria del Molise.
Scoprirete un piccolo borgo medievale, che si sviluppa lungo un unico asse viario, che dall’antico campanile-porta, raggiunge un belvedere suggestivo, in passato occupato dal palazzo feudale, di cui oggi non rimane traccia.
Vi consigliamo di entrare nella chiesa di San Pietro in Vincoli e di accedere alla cripta, rinvenuta nei primi anni 50 del secolo scorso.
Nei riquadri sono rappresentate le sette opere di misericordia corporale, che terminano con un’armoniosa veduta di una città medievale, rappresentante Betlemme, e una testa fiammante del Redentore.
Dopo la cripta vi consigliamo di scendere la scalinata adiacente il campanile del Santuario di San Michele Arcangelo. Avrete di fronte un spettacolare paesaggio e vi sembrerà di poter toccare la vetta di Monte Miletto. Ai piedi della scalinata, attraverso preziosi portali in bronzo, vi consigliamo di entrare nella Grotta di San Michele, tra le più belle chiese rupestri del Molise e uno dei più interessanti santuari d’Europa legati al culto micaelico.
Secondo una tradizione orare locale è da questa grotta che San Michele Arcangelo, attraverso un passaggio nella roccia, raggiunse il famoso santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano. |
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ISERNIA (a 15 km)
Primo insediamento paleolitico documentato d'Europa, fiorente città sannita, capitale della Lega Italica, Municipium romano, tenace oppositrice contro le truppe napoleoniche e luogo di reazione borbonica antiunitaria nel 1860, medaglia d'oro al valor civile per i bombardamenti subiti durante la seconda guerra mondiale e infine capoluogo di provincia: Isernia è una città di riferimento dell'Alto Molise. A Isernia è molto diffusa da secoli la lavorazione del merletto a tombolo (Isernia è definita anche la città dei merletti). La cosa che più contraddistingue il tombolo isernino è, oltre alla finissima fattura, un tipo di filo prodotto in zona di colore avorio che rende tutto il lavoro più luminoso ed elegante. La sua introduzione nella città è di antichissima origine, si presume infatti che la diffusione risalga al XIV secolo, ad opera di suore spagnole che alloggiavano nel monastero di Santa Maria delle Monache. Col passare del tempo il tombolo viene lavorato sempre meno in maniera artigianale e sempre più in maniera industriale. È anche materia presso l'Istituto Artistico della città. |
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Sito Paleolitico La Pineta (Uscita Isernia S. Spirito) è un sito archeologico del Paleolitico risalente a circa 700.000 anni fa candidato nel 2006 alla lista dei patrimoni dell'umanità.
Il sito è stato scoperto casualmente nel 1978 durante i lavori per la costruzione della superstrada Napoli - Vasto e studiato per primo dal ricercatore Alberto Solinas nel maggio 1979. E’ considerato il ritrovamento paleoantropologico più importante d'Europa. La realizzazione degli interventi di esplorazione è stata possibile grazie alla costruzione ed inaugurazione, nel 1999, di un padiglione degli scavi, di circa 700 mq, a copertura dell'area da esplorare, che ha sicuramente facilitato le operazioni di ricerca, permettendo anche la continuità delle stesse per diversi mesi all'anno. Il sito conserva un giacimento risalente al Paleolitico che ha restituito abbondante materiale sia archeologico che paleontologico ed è considerato di grande importanza per la ricostruzione del modo di vivere dell'Homo Erectus. Nel sito è presente anche la mostra permanente di alcuni reperti paleolitici provenienti dagli scavi de Isernia La Pineta, dal nome del sito che fu abitato circa 736.000 anni fa da ominidi, mediaticamente definiti col nome di Homo Aeserniensis. E’ ospitato nell’ex convento di Santa Maria delle Monache, struttura di origine altomedioevale costruita intorno all’anno Mille e collocata nel cuore del centro storico della città pentra. Di particolare pregio la base onoraria di Marcus Nonius o il rilievo che si ispira ad un famoso mosaico pompeiano che riproduce la battaglia di Alessandro Magno. Nell’ala di destra, sempre al pian terreno, sono in mostra i resti dei corredi funerari ritrovati nelle sepolture della necropoli di località Quadrella. Dai ritrovamenti (balsamarie e unguentari, principalmente, ma anche ceramiche da mensa, lucerne e oboli di Caronte) si deduce che l’uso della necropoli, situata sulla strada verso Venafro, abbraccia un periodo che va dal I al III sec. d. C. Gli uomini che avevano frequentato la zona furono battezzati Homo Aeserniensis.
L’8 Luglio 2014 è stato rinvenuto un dente di bambino che, allo stato attuale delle ricerche, rappresenta il più antico resto umano della Penisola Italiana, grazie agli scavi condotti in collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise e l’Università di Ferrara, con la direzione scientifica di Carlo Peretto, Professore ordinario del Dipartimento di studi umanistici di Unife. Ad oggi, è il reperto di bambino più antico d'Italia e, oltre ad essere un reperto di importanza eccezionale, fornisce una testimonianza ancor più certa del passaggio dell'uomo in quell'area.
Orari di apertura del sito: 09.00-19.00; Costo ingresso: 2 euro, bambini gratis, ridotto ragazzi 18-25 anni, prima Domenica del mese ingresso gratuito per tutti. Chiuso il Lunedì.
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Monumenti più importanti d’Isernia:
La Fontana Fraterna è un'elegante fonte pubblica, nonché simbolo della città di Isernia. Annoverata anche dall'Enciclopedia Treccani fra le più belle d'Italia, con sei getti d'acqua, dalle inusuali forme di un loggiato, realizzata con blocchi di pietra calcarea compatta, è una delle opere più significative e più importanti della città di Isernia. Anticamente sorgeva in piazza Fraterna, di fronte alla Chiesa della Concezione, ma dopo il bombardamento alleato del 1943 è situata in Piazza Celestino V (ex Largo Concezione), nel cuore del centro storico della città.
La lastra con l'epigrafe AE PONT si dice appartenesse al Monumento Sepolcrale di Ponzio Pilato. Queste notizie sono di dubbia provenienza ma sembra che lo stesso Pilato, una volta tornato dalla Galilea, risiedesse fra l'Abruzzo e il Molise.
Parte interessante della città di Isernia è senz'altro il centro storico, che ha mantenuto in parte il suo antico aspetto ed ancor oggi è contraddistinta dagli stretti vicoli. Situato nella parte sud ovest della città, è stretto al lato da due pendii; è circondato da due antiche mura e da due strade, via Roma e via Occidentale, che ne permettono un facile accesso.
Il completo restauro dopo il terremoto del 1984 ha consentito al storico di tornare cuore pulsante della città, anche grazie all'apertura delle sedi universitarie e di numerosi locali, pub e birrerie che attraggono i giovani nelle magiche atmosfere degli antichi vicoli del centro. Il giovedì ed il sabato mattina è sede di un caratteristico mercato, luogo di ritrovo per i più e i meno giovani.
Presenta un corso principale, corso Marcelli, che unisce le due piazze principali, piazza San Pietro Celestino V e piazza Andrea D'Isernia.
Qui è presente la Cattedrale San Pietro Apostolo, l'edificio di culto cattolico più importante della città di Isernia, chiesa madre della diocesi di Isernia - Venafro e sede dell'omonima parrocchia. La Cattedrale sorge su un antico tempio pagano italico del III secolo a.C.; il suo aspetto odierno è il risultato di numerosi interventi, effettuati sia dopo i numerosi terremoti, sia in seguito a progetti di rinnovamento dell'edificio.
Altre Chiese:
L'Eremo dei santi Cosma e Damiano, come la cattedrale, è stato costruito su un antico tempio pagano. Notizie certe della sua costruzione si hanno a partire dall'anno 1130.
La Chiesa di San Francesco fatta costruire nel 1222 da San Francesco.
La Chiesa di Santa Chiara costruita nel 1275.
Il Monastero di Santa Maria delle Monache costruito intorno all'anno mille, ha ospitato le monache dell'ordine benedettino. Nelle sue stanze sono presenti il Museo Nazionale, la Biblioteca Comunale di Isernia e parte del Museo paleolitico di Isernia.
L'Arco di San Pietro è il campanile della Cattedrale, costruito 1349 collega la chiesa con il palazzo dell'università.
La Chiesa di San Giuseppe lavoratore costruita nel 1993 nel rione San Lazzaro, il più popoloso della città.
La Chiesa di San Pietro Celestino fondata nel 1623 insieme al monastero adiacente, andato distrutto.
La Chiesa dell'Immacolata Concezione sede della Confraternita di San Pietro.
La Chiesa di Santa Maria Assunta di recente costruzione nella parte nuova della città.
La Parrocchia Sacro Cuore costruita nel 1948 e che comprende il monastero dei frati cappuccini.
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Castel San Vincenzo - uscita Isernia Sud (a 40 Km, uscita Isernia Sud-Colli al Volturno)
È il più importante comune molisano del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Sul suo territorio si trova la famosa Abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno: l'area su cui nacque l'abbazia aveva ospitato un insediamento di epoca tardo-romana. Tra il V e il VI secolo, tra gli edifici oramai in disuso, fu realizzata una chiesa e un'area funeraria. A causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale alcune parti dei ruderi dell'abbazia ed una piccola chiesa successiva subirono pesanti danni. Angelo Pantoni, monaco di Montecassino si è occupato per anni dell'impianto di un nuovo monastero. Grazie a lui dal 1989 San Vincenzo al Volturno ospita nuovamente una comunità: le benedettine giunte dal cenobio del Connecticut Regina Laudis.
La terra di Castel San Vincenzo, sul versante che volge a sud, conserva impianti di vecchi vigneti e di oliveti (che mal vegetano sul versante nord) ai quali non vengono più riservate le cure che la vecchia popolazione contadina, una volta, vi dedicava.
Il lago di Castel San Vincenzo è un invaso artificiale realizzato sul finire degli anni cinquanta per scopi idroelettrici. Il lago occupa una superficie di 6,140 km² ed ha una capacità utile di 10 milioni di metri cubi. Le acque che alimentano il lago provengono principalmente dai torrenti della montagna Spaccata nei vicini comuni di Alfedena e Barrea. Le acque di questi torrenti alimentano le centrali Enel di Pizzone, di Rocchetta a Volturno e di Colli al Volturno. Seppure artificiale, il lago è ben armonizzato con il paesaggio circostante di montagne e boschi. La fauna acquatica è costituita in prevalenza da salmonidi. In prossimità del lago, dove è possibile dedicarsi alla pesca e ad altri sport d'acqua, è presente un’area attrezzata per il camping e un maneggio. Area. |
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Area archeologica di Altilia Sepino (a 31 km, direzione Benevento)
Il sito archeologico di Altilia comprende i resti dell'antica città romana di Saepinum, fondata nel 293 a.C., in prossimità del luogo dove un tempo sorgeva Terravecchia, città di epoca sannitica. Di questa città, che sorgeva su una montagna, si è conservato solo il perimetro delle mura.
La città di Sepino ha pianta quadrangolare ed è anch'essa circondata dalle mura: il perimetro comprende una serie di torri a pianta circolare e vi si aprono quattro porte, che recano delle iscrizioni che fanno risalire la costruzione del complesso ad un periodo compreso fra il II e il IV secolo a.C.
La Necropoli si trovava fuori dalle mura: da questa provengono diversi cippi funerari, delle edicole e delle epigrafi. Per quanto riguarda l'intera area archeologica, si sono conservati alcuni edifici, appartenenti al periodo della fondazione, tra cui una sorta di lavanderia e tintoria di tessuti e pelli ed adibita alle attività di transumanza. Numerosi sono anche i resti romani, tra cui il peristilio con colonne dai capitelli in stile ionico della Basilica e parte del Macellum, il vecchio mercato di generi alimentari. Interessante è anche la ricostruzione, nelle vicinanze della Necropoli, di due tipi di sepolture, ad ara, caratterizzata dalla presenza di un altare per i sacrifici e a tumulo, una sorta di camera interamente ricoperta dalla terra e circondata da lastre di pietra.
La zona archeologica di Altilia, in prossimità delle abitazioni ricavate nella cavea del teatro, ospita inoltre il Museo Archeologico di Sepino. Il Museo custodisce diversi reperti rinvenuti ad Altilia e in particolare nella Necropoli, la maggior parte dei quali risalgono al periodo imperiale. Tra gli oggetti più particolari e curiosi sono da ricordare dei dadi, fibule, spille e una bambolina.
Orario di apertura del Museo Civico archeologico di Sepino: dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 18.30.
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AGNONE (a 40 km, direzione Isernia- Vasto)
è il comune della provincia di Isernia che per concessione regia si fregia del titolo di Città.
Il vivissimo e operoso centro storico è un saliscendi di stradine e vicoletti tra palazzi nobiliari e chiese dagli imponenti portali in pietra, quella lavorata dagli abili scalpellini della vicina Pescopennataro. La chiesa di Sant’Antonio, complesso fondato nel 1128, è a ridosso della cinta muraria della città nei pressi di una delle porte di accesso ad essa, da dove svetta imponente il campanile settecentesco di scuola Vanvitelliana.
Di pregevole fattura anche l’organo, che è uno dei tre organi storici della città. L’ex convento di San Francesco del 1343, ora sede della casa comunale, domina piazza Plebiscito. La chiesa, considerata monumento nazionale, ha un elegante portale gotico sovrastato da un rosone ben lavorato e da una torre campanaria. All’interno fanno bella mostra di sé l’altare in legno intagliato dedicato a San Crescenzo e la statua della Concezione. I locali dell’ormai ex convento, ospitano, oltre il municipio, la Mostra Permanente del Libro Antico, che raccoglie e custodisce volumi rari databili dal ‘500 all’’800. |
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LA’NDOCCIATA:
La sera del 24 dicembre ad Agnone, al battere del campanone di Sant’Antonio, i gruppi delle contrade (Capammonde e Capabballe, Colle Sente, Guastra, Sant’Onofrio, San Quirico) costituiti da centinaia di portatori di tutte le età, vestiti con i costumi tradizionali, accendono le ndocce (torce) per incamminarsi lungo il corso principale del paese, che diviene così un gigantesco ed emozionante fiume di fuoco. Una volta giunti in piazza si accende un gran falò , attorno al quale la popolazione si riunisce per dare l’addio a quanto di negativo c’è stato durante l’anno che sta per finire e che sarà simbolicamente bruciato nel fuoco.
Le ‘ndocce sono grosse torce realizzate con legno di abete bianco e fasci di ginestre secche tenute insieme dallo spago. Sono alte due o tre metri , e talvolta sono riunite da paletti trasversali per formare dei gruppi che possono arrivare fino a venti fiaccole. Grazie a questa manifestazione di fama nazionale, nei giorni dell’8 e del 24 Dicembre, la cittadina di Agnone viene presa d’assalto da migliaia di turisti provenienti da tutta Italia, curiosi di assistere al singolare evento.
Nel pieno centro di Agnone sorge la Pontificia Fonderia Marinelli, l’azienda più antica del Molise è anche l'azienda a conduzione familiare più antica d'Europa e seconda al mondo, fondata nell'anno 1000. Annesso alla Fonderia, dove si può ammirare il processo di lavorazione del bronzo fino a diventare campana, si trova il Museo della Campana che raccoglie gli elementi più caratteristici di questo prodotto artigianale sin dall’anno Mille. La Pontificia Fonderia è l'unica sopravvissuta tra le dinastie dei numerosi fonditori di campane di Agnone che da otto secoli, si tramanda ininterrottamente, di padre in figlio, quest'arte antica. Proprio nel Museo Marinelli è infatti conservato un raro esemplare di campana gotica che la tradizione vuole sia stata fusa 1000 anni fa, ad Agnone. E' probabile che campane in bronzo di notevoli dimensioni si fondessero ad Agnone anche prima del 1200. Certo è che Nicodemo Marinelli, "Campanarus", nel 1339 fuse una campana di circa 2 quintali per una chiesa del frusinate. Campane agnonesi di raffinatissima fattura, che vanno dal XIV secolo in poi, sono visibili non solo presso il Museo Marinelli, ma su molti campanili dai quali tutt’oggi espandono il loro suono.
Orari delle visite: ore 12.00 e ore 16.00, info e prenotazioni: 0865- 78235.
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Shopping
- Centro Commerciale “In Piazza”, aperto tutti i giorni dal le 9 alle 21,000- Uscita Isernia Nord
- Centro Commerciale “Le Rampe”, Uscita Isernia Sud
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Caseificio “La Roccolana”, via Santuario, 00865/936308 Castelpetroso
Altro:
- Visita alla fabbrica di cioccolato presso Cioccolato e Confetti Papa - SS 85 Venafrana (direzione Roma), Monteroduni (IS), uscita S. Eusanio: La fabbrica di cioccolato offre la possibilità di visite guidate agli impianti e presso i propri laboratori.
E’necessario prenotarsi in anticipo al seguente numero: 0865-4930055.
- Visita al Caseificio Di Nucci di Agnone: La famiglia Di Nucci è una antica famiglia di Capracotta, il più alto Comune dell'Italia Appenninica, terra di pascoli, di bovini, di pecore, di pastori e di transumanza.
E’ possibile visitare il caseificio chiamando il num. 865 77116, via Giovanni Paolo II n. 8, Agnone (IS).
- Passeggiata in bici: l’agenzia Top Tour organizza passeggiate guidate in bici elettrica per il Centro Storico d’Isernia. Per info e prenotazioni 0865/2235209, 328/99638237.
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